P.T.P.R., Federazione Ordini architetti del Lazio chiede proroga efficacia del piano adottato: «Fermare caos delle procedure»
Prorogare l’efficacia del P.T.P.R. adottato, consentendo l’applicazione della disciplina urbanistica in vigore durante il lungo periodo di adozione del piano. Offrendo, in questo modo, una via di uscita all’incertezza normativa e alla confusione procedurale scaturita dall’annullamento, operato dalla Corte Costituzionale lo scorso novembre, della delibera di approvazione del piano territoriale paesistico del Lazio da parte del Consiglio regionale.
È questa, in estrema sintesi, la proposta avanzata dalla Federazione degli Ordini degli Architetti del Lazio, condivisa e firmata dai Presidenti degli Ordini di Frosinone, Latina, Rieti, Roma e Viterbo. Il documento (qui sotto in allegato), indirizzato alla Regione Lazio – e, in particolare, all’Assessorato alle Politiche abitative e Urbanistica – esamina e mette in luce le forti criticità del quadro attuale, che rischia di inibire qualsiasi attività edilizia nelle aree sottoposte a vincolo, individuando una possibile soluzione transitoria per superare l’impasse.
È una iniziativa, quella intrapresa dalla Federazione degli Ordini degli Architetti del Lazio, che punta a riportare il focus sui temi concreti, cercando di superare uno sterile braccio di ferro tra istituzioni. Il rischio è che, in una fase di grave incertezza normativa e procedurale come quella attuale – che si traduce in insostenibili lungaggini burocratiche – a farne le spese, in termini di degrado, sia il territorio».
La complessa situazione attuale, come accennato, è connessa agli effetti della Sentenza della Corte Costituzionale n. 240 del 17 novembre 2020 che ha imposto l’annullamento della deliberazione del Consiglio regionale (n. 5 del 2 agosto 2019) in merito all’approvazione del Piano Territoriale Paesistico Regionale (P.T.P.R.) adottato quattordici anni fa (nel 2007). La Consulta, in particolare, ha motivato la decisione con il mancato coinvolgimento del Mibact, a garanzia di un continuo e costante confronto tra Stato e Regioni per assicurare una tutela unitaria del paesaggio.
A seguito della citata sentenza, la Regione Lazio e lo stesso Ministero per i Beni e le Attività culturali hanno fornito indicazioni circa l’applicazione della disciplina paesaggistica nel periodo transitorio.
Interventi, tuttavia, che non hanno dipanato l’intricata l’applicazione della normativa in materia, con pesanti aggravi sull’attività dei professionisti e il rischio concreto di bloccare – tra l’altro – qualsiasi tipo di intervento nelle aree soggette a vincolo.
Tra i principali nodi messi in luce dalla Federazione degli Ordini degli Architetti del Lazio: le criticità procedurali, in prevalenza connesse al generalizzato «regime di salvaguardia» che restituisce la Direttiva regionale («che non tiene conto degli sviluppi degli strumenti di pianificazione e della regolamentazione d’uso succedutisi a seguito, ed in forza, dell’adozione, nel lontano 2007, del P.T.P.R.»); la «frammentazione della disciplina dell’uso dei suoli» e il rischio di vanificare le attività di programmazione degli enti locali, così come gli investimenti degli operatori sia pubblici che privati (privando di efficacia, di fatto, «i numerosissimi strumenti amministrativi di governo del territorio approvati nel regime di adozione del P.T.P.R.»).
La più alta criticità data dall’annullamento della Delibera di approvazione del P.T.P.R., in particolare, emerge laddove il vincolo riguarda i beni sottoposti a «vincolo dichiarativo» (artt. 134, comma 1, lett. a, e 136 del d.lgs. 42/2004): «nei fatti – sottolinea il documento siglato dagli gli Ordini del Lazio -in tutti gli ambiti della regione Lazio in cui vige tale vincolo è, sostanzialmente, inibita ogni attività edilizia».
La strada indicata dalla Federazione degli Ordini del Lazio, nelle more della definitiva approvazione del P.T.P.R. – dunque – è quella di «dare seguito ad una riforma legislativa volta alla proroga dell’efficacia del P.T.P.R. adottato (unitamente alle relative varianti succedutesi nel tempo)». Una proposta che sarebbe «coerente con il previgente regime di utilizzo durato quasi dieci anni», ma anche in linea con le indicazioni generali fornite dall’ufficio legislativo del Mibact.